RIAA vuole rivedere il DMCA


Secondo l’avvocato della RIAA, Jennifer Pariser, i detentori del copy-right non sono affatto soddisfatti di come ultimamente i tribunali hanno interpretato il Digital Millenium Copyright Act.

Quindi, molto probabilmente, la questione verrà portata davanti al Congresso degli Stati Uniti in modo da chiedere una revisione di alcune parti della legge.

Pariser, parlando alla Entertainment & Technology Law, conferenza tenutasi a New York,  ha spiegato come il Congresso aveva espresso chiaramente le sue intenzioni nella legge, ma attualmente, i tribunali emettono sentenze in modo particolarmente favorevole ai detentori di servizi su internet, a forte discapito della tutela dei diritti di copyright.

I titolari di servizi web dovrebbero essere tenuti ad agire secondo alcuni punti essenziali, ad esempio togliendo rapidamente il contenuto illegale, dopo segnalazione da parte dei detentori dei diritti e sopratutto bloccando quegli utenti che hanno reiterato nella violazione.

Ma i tribunali non vogliono alzare la bandiera rossa e riconoscere quindi il reato di chi sa che si sta compiendo una violazione.

Un esempio di questo atteggiamento dei tribunali è stato dimostrato nel processo di Viacom che aveva chiesto a Google oltre un miliardo di danni, a causa di video illegali circolanti su Youtube. Durante il processo erano state messe agli atti anche alcune e-mail di manager di Youtube che mostravano come essi fossero ben consci che erano stati caricati anche video illegali.

Google, a suo tempo, si difese dicendo che senza un esplicito avviso di violazione, non era suo compito sapere se il video era stato caricato da un teen -ager o dal detentore dei diritti, per motivi promozionali.

Quindi il lavoro di controllo e di polizia, secondo i tribunali che hanno accolto la versione di Google, va svolto dai legittimi proprietari dei contenuti, non dai fornitori dei servizi.

La RIAA invece si lamenta, che dopo aver speso tempo e soldi nel monitoraggio ed aver ottenuto l’eliminazione delle clip illegali su cui i fornitori dei servizi, fino alla rimozione, guadagnano, subito ne compaiono altre. Insomma un sistema che costa troppi soldi ai detentori dei diritti e che si rivela poco efficace, ecco perchè la RIAA, a questo punto, vuole che il Congresso chiarisca la vicenda.