La RIAA dice alla FCC: bisogna che gli ISP divengano i difensori del copy-right


Lo stesso dibattito che infiamma l’Europa, basta vedere le ultime vicende fra Fapav e Telecom in Italia e TeliaSonera in Svezia, è all’attenzione anche negli Stati Uniti dove la FCC ha aperto libere consultazioni riguardanti i nuovi regolamenti che dovranno interessare la rete.

La RIAA in un documento, depositato giovedì, si è decisamente schierata contro rigorose norme di neutralità della rete che potrebbero impedire agli ISP di affrontare in modo serio il problema della violazione del copy-right.

Sempre secondo la RIAA, gli ISP si trovano in una posizione unica e dovrebbero poter agire anche senza il permesso dei detentori del copy-right e senza il loro intervento non sarebbe possibile nessuna seria strategia, per mettere fine alla pirateria.

Anzi, insiste la RIAA, la FCC, non solo non dovrebbe ostacolare ma dovrebbe incoraggiare gli ISP nello svolgere il loro compito.

Da quando la FCC, ha aperto questa possibilità di esprimere la propria opinione riguardo a quanto proposto dalla FCC stessa in ottobre, ossia di cambiare le regole della net neutrality, sono stati registrati più di 10.000 commenti.

Molti ISP si sono poi espressi in modo contrario riguardo all’idea della RIAA, che proponeva venisse applicata qualcosa di molto simile ai”tre avvisi e la disconnessione” sul modello francese.

La necessità, secondo la FCC, di variare le regole della net neutrality era scaturita dall’episodio contestato a Comcast, rea di aver filtrato gli utenti BitTorrent.

Anche se il filtraggio era stato sempre attribuito a problemi legati all’uso eccessivo della banda da parte di alcuni client P2P, non al blocco di materiali illegali.

Ma secondo la RIAA i due problemi sono collegati, in quanto la pirateria determina un uso eccessivo della banda, a danno di altri impieghi della stessa, legali.

La stessa FCC, del resto, aveva detto ad ottobre, che era favorevole al fatto che gli ISP praticassero “una gestione della rete ragionevole” tra cui impedire anche una diffusione di contenuti illegali.

Altri gruppi come Public Knowledge, Consumer Electronics Association e l’Electronic Frontier Foundation non sono affatto d’accordo che gli ISP esercitino questa gestione ragionevole della rete in quanto i provider non hanno i mezzi per accertare se i contenuti violino o no la legge sul copy-right, compito che in genere spetta ad avvocati, giudici e forze dell’ordine.

Quindi gli ISP, agendo ad arbitrio, potrebbero infliggere danni collaterali sul traffico legittimo, ad esempio filtrando il trasferimento di opere, rilasciate sotto licenza Creative Commons, pensando che siano illegali e determinando quindi un danno all’artista che ha diffuso liberamente le sue opere per farle conoscere.

Altre associazioni ancora, come quelle ad esempio che riguardano la comunità ispanica e giapponese hanno chiesto alla FCC di lasciar perdere la difesa del copy-right e cercare invece di portare la banda nelle zone che ancora non l’hanno, colmando così il divario digitale esistente che crea disagio a vari gruppi etnici minoritari.

Insomma come si può vedere, le proposte e le idee vengono da più parti, bisognerà ora aspettare per vedere cosa influenzerà maggiormente il congresso e la FCC.