La Fapav vuole l’hadopi anche in Italia
Non possiamo non parlare di quello di cui si sta discutendo animatamente in Italia in questi giorni, ossia che la Fapav La Federazione Anti Pirateria Audio Visiva, vuole in qualche modo imitare i cugini d’oltralpe ed è incorsa al tribunale di Roma perché imponga alla Telecom Italia alcune misure straordinarie che filtrino, limitino il traffico P2P e che inoltre venga impedito l’accesso degli utenti ad alcuni noti siti di file-sharing e che vengano denunciati i clienti colpevoli di violazione del copy-right.
La Fapav inoltre considera il provider colpevole di favoreggiamento, in quanto non avrebbe impedito che tramite la sua banda si condividesse materiale protetto dal copy-right, e di questo traffico la Fapav ha i dati precisi.
Ma come li ha ottenuti questi dati? Sicuramente violando la privacy degli utenti.
Su questo si basa la difesa della Telecom che nello stesso tempo si oppone fermamente alle richieste della Fapav.
Anzi gli avvocati della Telecom, vedono nella vicenda, molte analogia con il caso Peppermint, in cui in un primo tempo la Telecom era stata obbligata dal tribunale a fornire i nominativi di 3.636 italiani che, secondo l’azienda tedesca, tramite le piattaforme di sharing avevano posto in condivisione un gran numero di brani musicali protetti da diritto d’autore e senza autorizzazione. Il monitoraggio degli IP degli utenti ritenuti colpevoli di aver condiviso materiale illegale era stato effettuato dalla società svizzera Logistep.
Molti utenti della Telecom allora ricevettero poi una lettera da parte di un avvocato di Bolzano che imponeva loro di pagare 330 euro, se volevano evitare coinvolgimenti penali.
Praticamente poiché tutto il mondo è paese, lo stesso gioco che fanno ora nel Regno Unito gli avvocati dell’ACS e in Germania la Digiprotect come abbiamo scritto qui.
Solo che la vicenda della Peppermint si risolse in modo positivo, in quanto, tanto il tribunale di Roma, che il Garante della Privacy, considerarono illegale il modo in cui erano stati ottenuti gli indirizzi IP, definendolo “spionaggio telematico”.
Ora, però, la situazione politica internazionale è variata e le associazioni anti pirateria vogliono sempre di più ISP sceriffi e controllori della rete.
Anche se si comprendono chiaramente le motivazioni della FAPAV come delle major in genere nel voler cercare di fermare un fenomeno in drammatica espansione, il fatto poi che tutti, anche chi non usa o ha mai usato tecnologie P2P, si venga monitorati, oppure che ci possono essere errori nell’individuazione degli indirizzi IP dei trasgressori, come abbiamo riferito spesso è avvenuto in tanti altri paesi europei, sicuramente spaventa. Speriamo, solo per questo, in una decisione del tribunale di Roma a favore della Telecom.