La Corte Suprema deciderà chi è il vero uploader


In genere sappiamo perfettamente che le associazioni anti-pirateria si scagliano contro gli uploader di pre-realise ma sono in grado di determinare chi veramente ha caricato il file su internet per primo?

Il dubbio in molti casi c’è ma ora su uno in particolare deciderà la Corte Suprema.

Della vicenda, tenuta molto segreta all’opinione pubblica avevamo già parlato e riguarda il film norvegese Max Manus del quale è trapelata su internet una versione registrata in un teatro vuoto ed il produttore John M. Jacobsen ha giurato di voler rintracciare e punire l’uploader senza pietà.

Per questo motivo già le associazioni anti pirateria hanno intentato causa all’ISP per avere i dati personali della persona che si nasconderebbe dietro l’IP e che secondo le indagini svolte dal noto cacciatore di pirati Espen Tondel risulterebbe colpevole.

Tutta la vicenda è tenuta in Norvegia in stretto riserbo e l’unica cosa che si sa è che una delle due parti in causa non è soddisfatta del verdetto ottenuto attraverso i precedenti procedimenti giudiziari e vuole ricorrere alla corte suprema.

Solo che Torrent Freak ha prove che L’IP messo sotto accusa non è quello del primo uploader, infatti, ad essi risulta che Il film Max Manus sia stato rilasciato da un gruppo chiamato KAMERA, un gruppo Scena, su un sito sicuro in data 29 dicembre 2008 alle 14:04:16.

Solo che invece il legale Simonsen sta andando dietro ad un bersaglio molto più facile, un uploader secondario che ha fatto il suo upload su un tracker privato BitTorrent poco meno di 3 ore più tardi.

Anzi un esponente del gruppo Kamera ha anche confermato a Torrent Freak di non aver nessun legame né con siti, né con tracker BitTorrent.

Ma il fatto di andare dietro il bersaglio più facile non è nuovo per le associazioni anti-pirateria. Ad esempio nel 2005 trapelò in rete una versione di Star War episodio III rilasciata da un gruppo sconosciuto VISA, ma l’amministratore di EliteTorrens pagò duramente perché poi il film era finito sul suo sito.

Una vicenda simile è quella avvenuta a Gilberto Sanchez ritenuto l’uploader della versione “workprint” di Wolverine e condannato nel dicembre 2009, con l’accusa di violazione del diritto d’autore a tre anni di prigione e 250.000 dollari di multa . Egli però dichiarò ai giornali di essere solo un capro espiatorio ed essere stato crocefisso innocente e molti credono che lui dica il vero.

Speriamo quindi che ora la Corte Suprema possa fare giustizia e possa essere individuato il vero uploader, non il bersaglio più facile che faccia comodo alle major.