E’ inutile andare contro i pirati, la legge li lascia a piede libero


piratiE’ questa l’annuncio fatto da un’associazione anti-pirateria danese che alza la bandiera bianca dopo aver perso parecchie cause contro i file-sharer. L’Antipiratgruppen, infatti, non è riuscita a raccogliere prove sufficienti a far condannare gli accusati. 

Nell’ultimo anno quattro casi sono stati portati davanti alla corte danese e tre degli imputati sono stati prosciolti per insufficienza di prove e l’ultimo è stato condannato solo perché ha confessato.

Praticamente o si coglie l’imputato sul fatto, o confessa altrimenti non ci sono prove sufficienti per condannarlo, in quanto essere risaliti all’indirizzo IP, da solo non è sufficiente.

Infatti, tale indirizzo rivela solo la persona che è intestataria del contratto con il provider, non quella che ha commesso il fatto.

Quindi i giudici non condannano avendo come prova solo l’indirizzo IP in quanto la connessione potrebbe essere stata usata anche da qualcuno che si è collegato tramite wireless.

La cosa preoccupante è invece che società come DetecNet che collaborano con la RIAA e con paesi che hanno introdotto o pensano di introdurre la legge dei tre avvisi e la disconnessione, raccolgono prove basate solo su indirizzi IP ed in base a quelle le associazioni antipirateria mandano gli avvisi di infrazione che molti, pur innocenti, pagano, come nel caso della RIAA oppure gli ISP sempre in base a tali avvisi, potrebbero disconnettere gli utenti.

La cosa viene discussa anche nel processo AFACT contro iinet, di cui avevamo già parlato, che si sta svolgendo in Australia e riguarda proprio il fatto che le major pretendono un risarcimento dall’ISP perché, dopo gli avvisi, non ha disconnesso i suoi utenti e non ha bloccato siti come Pirate Bay responsabile di oltre il 50% delle infrazioni.

Oltre tutto in un altro processo contro file-sharer che utilizzavano Kazaa, un investigatore ammise che un indirizzo IP potrebbe essere usato da più utenti nella stessa casa ed avere altri tre utenti non autorizzati tramite connessione wireless.

Speriamo che l’accordo raggiunto dai rappresentanti UE sul fatto che i file-sharer prima di essere disconnessi, debbano essere ascoltati, porti i vari paesi europei ad applicare norme che permettano di disconnettere con prove certe e non solo con l’indirizzo IP.