AFACT depositata la richiesta d’appello


Della vicenda abbiamo parlato diverse volte ma sicuramente per le associazioni anti-pirateria che vogliono sempre di più che gli ISP siano ritenuti responsabili delle infrazioni attuate tramite le loro reti dagli utenti, basta anche guardare la vicenda Telecom-Fapav in Italia, la sconfitta di AFACT contro l’ISP iinet in Australia, rappresenta un precedente troppo grave.

Quindi anche se condannati a pagare tutte le spese legali del primo procedimento pari a 5,08 milioni di dollari, ma pure su questo punto hanno fatto opposizione, non ci hanno pensato due volte a ricorrere in appello per cercare di rivoltare in loro favore il verdetto del gudice Cowdroy.

In un comunicato, il gruppo anti-pirateria australiano ha detto, che ci sono buoni motivi per impugnare una sentenza che ha lasciato un ambiente impraticabile per i detentori del diritto d’autore e che rappresenta una seria minaccia per l’economia digitale australiana.

Oltretutto secondo il capo di AFACT Neil Gane, la sentenza è contro la legge sul copy-right vigente in Australia in quanto la Corte ha riscontrato che sulle reti iinet avveniva una violazione del diritto d’autore su larga scala e che iinet sapesse che tali violazioni si verificavano e che, pur avendo la capacità di fermare il tutto, sia dal punto di vista tecnico, sia rescindendo i contratti, non ha fatto invece nulla per fermare la condivisione illegale dei suoi utenti tramite BitTorrent.

Continua Neil Game dicendo, che questo comportamento di iinet, in linea con la giurisprudenza precedente, rappresenterebbe un’autorizzazione alla violazione del copy-rght.

Quindi in tal modo gli ISP avrebbero tutta la protezione e nessuna responsabilità.
Secondo invece Malone, l’amministratore di iinet, è deludente e frustante che gli studios abbiano scelto questa strada costosa ed improduttiva quando poi potrebbero invece spendere i soldi per creare opportunità legali che rendano i contenuti disponibili.

Continua dicendo Malone che la gente vuole disperatamente accedere on line ai contenuti degli studios tanto è vero che alcuni sono disposti a rubare, pur di accedere agli stessi, invece di far cause sarebbe sicuramente un approccio più efficace per gli studios rendere i contenuti più facilmente ed economicamente disponibili on line.

Insomma la guerra ricomincia, vedremo chi vincerà il secondo round.