Sony Ericsson: presto lo smartphone che riconosce il tuo umore


Le frontiere della ricerca sui nuovi gadget e sulle funzioni da inserire all’interno delle future generazioni di telefonini, iPhone ed altri analoghi dispositivi sono praticamente infinite. E già oggi è evidente che le potenzialità di sviluppo possono raggiungere confini che non sono ancora stati individuati, grazie anche al fatto che, nelle moderne versioni di cellulari, quelli a tutto schermo, con i comandi direttamente disponibili sul display ed azionabili con un semplice tocco una delle cose che saltano subito all’occhio con evidenza è proprio la possibilità che i futuri apparecchi saranno programmabili con una semplice gestione del software.

 

Vi immaginate la possibilità di avere un apparecchio altamente configurabile da voi stessi, e modificabile per le vostre esigenze in tutto e per tutto? Un conto è creare un oggetto con tastiera e bottoni aventi funzioni varie, un altro conto è che tale opportunità sia gestita, invece che attraverso collegamenti elettrici e cablaggi, con un normale software gestito da un qualunque sistema operativo.

Ma i limiti appunto sono ancora distanti dall’essere raggiunti. Per esempio l’ultimo progetto della casa nipponico-svedese, Sony Erisson, che per ora è solo a livello di deposito brevetto, prevede la possibilità di dotare il proprio smartphone di un dispositivo in grado di interpretare lo stato d’animo di chi lo guarda ed automaticamente di programmare i brani musicali adeguati a questo.

Come ciò sia possibile non è chiaramente stato rivelato, anche se facendo una normale ricerca su internet si può scoprire che gli algoritmi alla base di una simile funzione non sono poi così distanti dalla possibilità di essere impiegati, considerando il fatto che, anche su un oggetto di dimensioni ridotte come uno smartphone, è oggi possibile avere performance di calcolo estremamente veloci e complesse, in grado quindi di svolgere operazioni matematiche latamente laboriose come queste in pochissimo tempo, dando davvero l’idea che il piccolo dispositivo sia in grado di “leggere” il proprio stato d’animo in tempo reale.

 

Per quanto riguarda la capacità di interpretazione delle immagini siamo già in una fase avanzata, almeno per quanto riguarda alcune tecnologie, è infatti ormai comune il fatto che una scansione sia in grado di riconoscere un testo scritto e quindi di riscriverlo (OCR), ed anche i sistemi di verifica testuale che sovente incontriamo nei siti che vogliono evitare operazioni automatizzate da parte di software diventano sempre più complessi proprio per impedire che anche una semplice immagine jpg possa essere tranquillamente identificata e replicata non da un uomo ma da un software, al punto che talvolta nemmeno noi siamo in grado di “leggere”  quei numeri e lettere sghimbesci e deformati ed in più confusi tra colori e linee e “disturbi” vari.

 

Così come i sistemi di sicurezza sono già a buon punto per esempio nella sperimentazione di apparecchiature per il riconoscimento dell’iride (una interessante e verosimile anticipazione di quanto potrà essere realizzato nel prossimo futuro è evidente nel film Minority Report di Spielberg, dove Tom Cruise si aggira tra mille telecamere che sono in grado di riconoscerlo immediatamente in qualunque luogo lui si rechi, al punto che, per non farsi più individuare, si farà impiantare gli occhi di qualcun altro).

Il progetto della Sony Ericsson prevede un apparecchio che sarà dunque in grado di interpretare, attraverso la lettura biometrica, i dati che il nostro viso invierà allo smartphone attraverso una mini webcam. Sarà in grado cioè di interpretare da alcuni segni come l’angolatura delle nostre labbra, la curvatura degli occhi, ed ancora altri tratti del nostro viso se stiamo sorridendo o se invece siamo tristi, e quindi di adeguare l’interpretazione di questi dati ad una scelta musicale.

Tutto ciò, ci si immagina, avrà probabilmente bisogno di una sorta di “configurazione iniziale”, ovvero dovremo in qualche modo fornire a priori alla macchina una sorta di “mappa” standard della nostra fisionomia facciale, dalla quale poi questa sarà in grado di interpretare i cambiamenti successivi, ed in qualche modo equipararli ad un sentimento emotivo.

 

Stesso discorso per quanto riguarda la scelta musicale. In che modo infatti ci si chiede il dispositivo sarà in grado di appaiare al nostro stato d’animo una scelta musicale? Bisognerà insomma creare una sorta di libreria dei nostri stati d’animo? Si sceglierà cioè una programmazione dei brani a monte in modo che la macchina abbia una reazione efficace al nostro sguardo?

E’ un incognita, e a pensarci bene potrebbe anche essere curioso immaginare le possibilità infinite che la macchina “ci azzecchi” programmando il giusto brano per il nostro “mood” oppure che sbagli clamorosamente rischiando di alimentare ed amplificare, per esempio, un sentimento di malumore e perciò finire, per esempio, sbattuta rabbiosamente a terra con rabbia.

In ogni caso sarà un dispositivo altamente personalizzato, perché, se lo prestassimo a qualcuno, con una mappa biometrica completamente differente, sicuramente l’interpretazione dell’umore darebbe risultati completamente diversi. A meno che l’apparecchiatura non sia in grado di immagazzinare un range di possibili “mappe biometriche” così vasto da essere in grado automaticamente di adattarsi a qualunque viso essa si trovi davanti. E’ comunque una scommessa interessante e chissà quando e come sarà realizzata. Nell’attesa potremmo cominciare ad esercitarci nella ginnastica facciale, immaginandoci che i primi modelli di smartphone con interpretazione dell’umore forse saranno un po’ “grossolani” nell’interpretare il nostro stato d’animo, e magari avranno bisogno di un qualche aiuto da parte nostra.

 

 

Luca Bruno