Silicon Valley alla sbarra per le politiche sul personale


Il Wall Street Journal “spiffera” i dettagli di una vicenda che vede da una parte il Dipartimento di Giustizia degli USA e dall’altra alcuni grandi nomi dell’informatica e dell’intrattenimento a stelle e strisce, quali Apple, Google, Intel, Adobe, Intuit e Pixar (Disney). Secondo il Dipartimento, le aziende della Silicon Valley avrebbero stretto tra di loro una sorta di “accordo di non belligeranza” per ciò che riguarda i dipendenti, ovvero si sarebbero accordate per evitare che i “cervelli” dell’una possano finire a lavorare in una delle altre. Un sistema che sarebbe pesantemente penalizzante per i lavoratori, che vedrebbero così limitate le loro possibilità di fare carriera, ma anche stipendi bloccati ad un livello più basso (ed è forse proprio questo aspetto, quello più strettamente economico, che potrebbe aver portato le grandi industrie californiane a “fare cartello”).

Le aziende, dal canto loro, hanno replicato alle accuse dichiarando che i loro dipendenti, invece, sono totalmente liberi di mandare curriculum a chi vogliono e di farsi assumere da qualsiasi azienda. Spiegazioni che non convincono per niente il severissimo Dipartimento americano, che ha ribadito ulteriormente come ogni lavoratore debba essere lasciato libero di negoziare il proprio contratto di lavoro in qualsiasi momento e con qualsiasi azienda, anche se concorrente rispetto a quella nella quale attualmente lavora.

Secondo il Wall Street Journal, i sospetti dei giuristi americani avrebbero più di qualche fondamento, tanto che adesso sarebbe in corso una negoziazione tra le aziende imputate e lo stesso Dipartimento di Giustizia per evitare il ricorso al tribunale; l’accordo si potrà trovare soltanto se i colossi della Silicon Valley riusciranno a dare rassicurazioni convincenti sulle loro metodologie di lavoro e sulla totale libertà di “fuga dei cervelli”. Già l’anno scorso la Apple si era trovata nei guai per una vicenda del genere, quando aveva proposto un identico patto alla Palm, rea di portargli via molto personale: l’azienda incriminata aveva risposto “picche”, accusando a sua volta la società di Cupertino di aver proposto un accordo del tutto illegale. Evidentemente, non aveva tutti i torti…