La legge è uguale per tutti… anche per Facebook!


L’antico brocardo “La legge è uguale per tutti”, che campeggia nelle aule di giustizia italiane, necessita adesso di un aggiornamento al passo con i tempi, una aggiunta che specifichi il luogo nel quale la legge può essere applicata, anche quando si tratta di un luogo del tutto virtuale quale è la rete Internet.

È notizia di questi giorni, infatti, di una sentenza emessa dalla Sesta Sezione Penale della Cassazione la quale, chiamata a pronunciarsi su un caso di molestie, ha di fatto sancito l’uguaglianza tra luogo reale e luogo virtuale come scenario delle molestie stesse. Tutto nasce dalla vicenda giudiziaria di un uomo che, dopo la cessazione di una relazione sentimentale con una ragazza, ha visto bene di iniziare a molestare quest’ultima con innumerevoli telefonate, messaggini SMS ed infine anche messaggi sul social network Facebook. La donna, esasperata da queste molestie – oggi punibili con l’introduzione del reato di “stalking” – ha denunciato il suo ex compagno, il quale prima è stato arrestato su ordine del GIP di Lagonegro (Potenza), poi è stato ridotto agli arresti domiciliari per via del ricorso degli avvocati dell’uomo al Tribunale del Riesame.

Accolta questa richiesta, l’accusato ha insistito chiedendo addirittura di tornare in libertà, così la questione è arrivata alla corte suprema, la quale ha però dato torto all’indagato. La Cassazione, quindi, ha rilevato come nella condotta dell’uomo sussistano tutti i “gravi indizi di colpevolezza” relativi alla condotta prevista dal codice penale in materia di atti persecutori, anche quando questi sono perpetrati attraverso la rete Internet (dove l’indagato aveva anche diffuso un video relativo ad incontri “a luci rosse” tra lui e la sua ex ragazza).

Con questa sentenza si stabilisce quindi che, anche attraverso le reti telematiche e servizi come le email, i messaggi istantanei, le chat o le comunicazioni private sui social network, è possibile commettere reati come quelli di “stalking”, di conseguenza punibili ai sensi delle leggi vigenti. È proprio il caso di mettere subito in chiaro i rapporti con i propri ex partner “amici” su Facebook… o si può essere denunciati davvero per… poke!