Telecom promette la banda larga solo a metà
Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia, conferma che il piano della sua azienda per la costruzione di una rete di nuova generazione in fibra ottica nella nostra penisola (NGN – Next Generation Network) prosegue nonostante le difficoltà. Queste ultime sarebbero innanzitutto di tipo economico, perché Telecom ha intenzione di realizzare il tutto con le proprie finanze senza ricorso a finanziamenti governativi o comunitari, per essendo impegnata in un piano di ristrutturazione interna volto soprattutto a ripianare il grave deficit che gli pesa sulle spalle.
Altra difficoltà è data dagli operatori alternativi – Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali – che hanno voltato le spalle al Comitato NGN dell’AGCOM una volta capito che una collaborazione tra le parti sarebbe stata sì possibile, ma soltanto con un netto sbilanciamento a favore della stessa Telecom Italia, azienda che avrebbe quindi sempre mantenuto lo status di “incumbent”, cioè monopolista. Nonostante tutto questo, per Bernabé non c’è alcun motivo di interrompere il progetto avviato due anni fa, e che prevede la costruzione della nuova rete almeno nelle città italiane più importanti (per tutte le altre il “digital divide” resterà un incubo da paesi del terzo mondo).
La nuova rete permetterà quindi a cittadini ed imprese di ottenere di connessioni ad Internet a 50 o 100 Mbps (come già da anni disponibili in molti paesi europei come la Francia, la Germania e la Spagna), praticamente quanto già disponibile per 2 milioni di italiani grazie a Fastweb. Per realizzarla, Telecom mette sul piatto 9,7 miliardi di euro, che nelle intenzioni della azienda sarebbero sufficienti per portare la banda veramente larga nelle quattro principali città italiane già entro la fine di quest’anno. La tabella di marcia parla poi di scadenze e numeri ben precisi: nove città nel 2011, tredici nel 2012, cinquantuno entro il 2015, centotrentotto (in totale) nel 2018.
Nel frattempo la rete NGN arriverà però anche nella Provincia Autonoma di Trento e probabilmente in alcune province della Lombardia e della Sardegna, grazie ad accordi con le pubbliche amministrazioni e all’intervento di loro fondi. A quel punto si sarà raggiunto il 50% della popolazione italiana, con due anni di anticipo rispetto a quanto chiede la Comunità Europea. Forse la UE e Bernabè non si rendono conto che, tra 8 anni (!!!), avere il 50% della popolazione italiana non coperto da una rete di nuova generazione, significa condannare al fallimento questo paese.