La beta di IE9 entusiasma i web developer
Dopo il rilascio della prima beta di Internet Explorer 9, iniziano a circolare in rete i primi benchmark relativi alla nuovissima versione del browser di casa Microsoft e, per loro fortuna, sembrano essere tutti piuttosto positivi. Grazie all’utilizzo dell’accelerazione hardware e delle ultimissime librerie DirectX, nonché grazie al nuovo motore JavaScript, IE9 sembra quindi davvero essere molto più veloce di prima, riuscendo a migliorare le performance del suo predecessore di parecchie decine di punti percentuali: un dato che era comunque lecito attendersi, visto che IE8 risultava simile ad un prodotto del “paleolitico” se confrontano con le ultime versioni di browser concorrenti come Mozilla Firefox e Google Chrome.
IE9 migliora inoltre l’esperienza lato utente grazie alla nuova interfaccia, con l’integrazione del motore di ricerca nella barra degli indirizzi ed uno utilizzo più intelligente delle linguette (i tab), il tutto in una cornice dal design minimale che sembra essere davvero l’ultima tendenza nel mondo degli “sfogliatori” di pagine web. Il nuovo browser di Redmond è inoltre – finalmente! – dotato di un download manager degno di tale nome, con tanto di sistema integrato di sicurezza che avverte l’utente di eventuali pericoli relativi a files scaricati dalla rete, consentendo eventualmente di rimuoverli o disabilitarli in tutta sicurezza.
C’è poi da sottolineare il supporto ad HTML5 ed una maggiore adesione agli standard W3C, ché fino a ieri Internet Explorer aveva fatto dannare gli sviluppatori web di tutto il mondo costretti a realizzare siti ed applicativi online in più versioni per una vera compatibilità cross-platform. Adesso non resta che attendere l’uscita della versione ufficiale di IE9 (che, ricordiamo, non sarà compatibile con l’ormai defunto Windows XP), un browser con il quale la Microsoft intende fermare l’emorragia di consensi registrata negli ultimi anni, con la concorrenza salita a percentuali davvero importanti, come il 24% di Firefox ed il 7% di Chrome negli Stati Uniti, valori che addirittura raddoppiano (ovviamente a vantaggio dei browser “alternativi”) nei mercati come quello europeo.