Italia ai primi posti al mondo per la censura su YouTube


Noi italiani non manchiamo davvero di farci riconoscere in ogni occasione, ovviamente detto in accezione negativa. In questo caso il tricolore sventola, con molto poco onore, ai primi posti del “Transparency Report”, una classifica stilata da Google a partire dal mese di aprile di quest’anno, dove vengono riportate tutte le “interruzioni nel flusso libero di informazioni”. Con questo si intendono le interferenze di enti governativi così come di aziende private nelle attività di Google, con le prime a richiedere a quest’ultima la rimozione di determinati contenuti dal web, ovviamente pubblicati tramite i servizi della “Grande G”, da Google News a YouTube passando per i risultati del motore di ricerca.

Queste richieste sono in alcuni casi legittime, come quella di rimuovere un contenuto diffamante o protetto da diritto d’autore, anche se la recente sentenza del tribunale spagnolo che ha dato ragione a Google/You Tube ai danni di Telecinco/Mediaset, sembra poter cambiare le carte in tavola in questo ambito (l’azienda di Mountain View non è stata ritenuta responsabile di quanto caricato dagli utenti sulla sua piattaforma di video sharing). Adesso Google ha arricchito il suo Trasparency Report di una funzione denominata “Traffic” la quale, come è facile immaginare, mostra l’andamento del flusso di queste richieste di rimozione contenuti in tutto il mondo, ma anche quando un servizio in un certo paese viene interrotto; un evento che può essere causato da incidenti momentanei (come una interruzione di una linea di connettività), ma anche da vera e propria censura governativa.

Ebbene, come detto, in questa speciale classifica l’Italia si piazza purtroppo ai primissimi posti, specialmente per quanto riguarda la richiesta di rimozione video da YouTube: in questo abbiamo il primato di 49 richieste per 1.639, ovvero il 70% dei video di tutto il mondo per i quali è stato richiesto l’intervento censorio di Google (nonostante i publisher abbiano gli strumenti per intervenire quasi autonomamente). Certo non siamo ai livelli dell’Iran, dove la dittatura ha praticamente oscurato YouTube dai primi di giugno 2010, ma siamo comunque proprietari di un primato del quale non possiamo certamente vantarci. Basti pensare che gli USA hanno fatto appena 4.287 richieste di rimozioni su tutti i servizi di Google, noi ben 1.639 per il solo YouTube.
Sì, continuiamo proprio a farci riconoscere…