Google acquista BlindType al riparo da Apple


Non passa ormai giorno senza che ci sia qualcosa da raccontare in merito a quanto accade a Mountain View: la notizia di oggi è che Google si è data allo shopping rilevando una start-up, la BlindType, che ha catturato le attenzioni della “grande G” grazie ad una tecnologia di sua invenzione con la quale si possono digitare più facilmente i testi sui touch screen degli smartphone. Una mossa quindi piuttosto indovinata da parte di Google, specialmente se si considera il grande successo del suo sistema operativo linux based Android, sempre più adottato dai produttori di smartphone e tablet, tanto che lo staff ha annunciato questo acquisto in modo entusiastico, presentandolo come un metodo “per rendere la scrittura su touch più veloce e facile che mai”.

Ai più informati, però, non sarà sfuggita una cosa: l’analoga tecnologia Swype per le tastiere multitouch è stata sviluppata dalla FingerWorks, una società che adesso ha ceduto i suoi brevetti alla Apple. Ecco quindi che lo shopping realizzato da Google assume tutto un’altro significato: prima di ritrovarsi trascinata in tribunale per qualche violazione di brevetto sulla scrittura sugli schermi touch, da parte di quella che è la sua principale concorrente nello sviluppo di sistemi operativi per dispositivi mobili, meglio correre ai ripari acquistando una società che ha i suoi di brevetti per tecnologie analoghe. Queste ultime, ovviamente, si daranno battaglia in termini di funzionalità e facilità d’uso, aumentando così il livello di scontro tra le due grandi aziende.

In realtà BlindType e Swype sono simili soltanto nell’obiettivo finale che si prefiggono, cioè quello di rendere l’esperienza di digitazione sui minuscoli schermi touch e/o sulle ridottissime tastiere degli smartphone, quanto più possibile vicina a quella che si vive con la normale tastiera QWERTY di un PC; sono però molto dissimili nel mondo in cui portano l’utente a questo risultato, ma questo potrebbe non bastare qualora la Apple volesse davvero portare in tribunale Google per la violazione di brevetti su questo versante. Insomma, la bega legale è sempre dietro l’angolo e Google ne sa qualcosa, trovandosi in tribunale molto spesso per i problemi di privacy di alcuni suoi servizi: in questo caso, però, a Mountain View hanno messo il carro davanti ai buoi, potendo contare su sconfinate risorse finanziarie che consentono loro acquisizioni di questo tipo.